Tempo fa, non so come, son riuscita a mettere in fila diversi concetti, li ho scritti, editati (male) e pubblicati. Posso dire che il marketing mi ha un po’ stufato e mi spiego. La teoria è sempre lontanissima dalla realtà, però, la cosa molto buffa è che il marketing senza pratica non esiste, come tutte le discipline di sto mondo; inoltre sarebbe parte delle scienze sociali ed economiche e dunque senza esseri umani non si procede MA UN ATTIMO, in effetti l’economia è andata avanti per decenni e decenni a supporre teorie sulla base di un fantomatico Homo Economicus che ovviamente non esiste.

Tale considerazione è caduta da tempo, esimi premi Nobel lo hanno ampiamente dimostrato, poi vabbè, si può sempre non essere d’accordo, ma non è davvero possibile escludere il fattore umano dal marketing. Ed è sempre più complicato amiche e amici.

Si corre veloce, i dati a disposizione sono enormi, dieci anni fa era impensabile che una piccolissima attività avesse contezza del pubblico al quale si rivolgeva, ora con le varie piattaforme come analytics o il business manager di Meta, un’idea ce la si può fare ed è un passo avanti gigante.

Certo tra l’averne contezza e il saperlo usare ci sta il mare, ma che dico il mare, una galassia perchè nel mentre le relazioni si sono digitalizzate e tra ciò che si vede e ciò che si vive veramente può non esistere corrispondenza: però la dimensione umana è sempre più cruciale, il marketing emozionale è sempre di più la regola.

Dalla mia esimia esperienza posso assicurarvi che della dimensione umana se ne sbattono altamente le scatole in molti, tu puoi pure dirglielo, ma loro ti risponderanno che vogliono fare qualcosa di “disruptive” totalmente a caso, il lavorare passin passetto per affezionare le persone e coinvolgerle sembra una strategia per idioti, ma non lo è, anzi.

Eppure i brand che funzionano meglio son quelli che sanno usare bene questa leva emotiva che si può tradurre in mille modi, la questione degli archetipi funziona molto bene, archetipi e stereotipi, d’altronde siamo fatti di carne, ossa e sentimenti.

Pochi giorni fa ho visto un’intervista a Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, un sacramento di genio per davvero, non per finta e mi ha colpito quando, riferendosi alla sua esperienza, dice di essersi sempre trovato a suo agio “nella zona di mezzo dell’umano” ossia là dove ognuno può essere un po’ quello che gli pare ed è esattamente lì che lui lavora, nella terra di mezzo, quel limbo che gli ha permesso di portare lo streetwear in passerella perchè “essere diversi è un valore aggiunto” e la molteplicità la fanno le persone e le loro vite.

Lo streetwear in passerella era fantascienza prima di lui, sappiatelo. Se fosse arrivato dieci anni fa, la mia vita professionale sarebbe stata meno complicata, ma questo per dirvi cosa? Che bisogna mettere le persone al centro, punto. Partire da loro, o almeno provarci. Persone e possibilmente talento, ma il talento amiche e amici è un quadrifoglio in un campo, c’è, esiste, ma non è segnalato da colori fluorescenti e spesso ci si annoia a cercarlo per davvero.

Quindi, dicevo, sono andata a rileggermi il Bigino e ho pensato che ciò che c’è scritto è buono, allora lo ripropongo con piacere.

Se volete scaricarlo, ecco qua, costa come un pacchetto di sigarette, ma non ha controindicazioni! https://www.buymeacoffee.com/chiaraformenti/e/65177

Leave a comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *