Questo post nasce da delle storie su Instagram. Potevo farne altre per approfondire, ma verba volant.

(Non posso fare il podcast perché è necessario guardare dei grafici)

Di cosa sto parlando?  Dei consumatori, dei trend, delle abitudini di consumo, dei valori, di noi tutte e tutti, insomma.

Esistono realtà che fanno ricerche approfondite sulla tematica e io personalmente sono iscritta alla newsletter di Euromonitor i quali hanno da pochi giorni rilasciato un paper che ci racconta come si comportano le persone nei confronti del consumo.

Ogni anno fa una previsione dei trend che sono legati al “valori” crescenti in ampi cluster, ovviamente più le dinamiche di consumo avanzano nel corso dei mesi, più le ricerche si affinano e consolidano.

Capire trend e comportamenti è importante per costruire le “Personas”.

Avete presente le carte Pokemon? Ogni personaggio fa qualcosa, ha un certo comportamento e ha determinati poteri, in sostanza si cerca di fare lo stesso quando ci immaginiamo di dover vendere un determinato prodotto o servizio al nostro target.

In pratica è necessario allineare i valori del nostro brand, le caratteristiche del nostro prodotto o servizio a ciò che accade nel mondo, perché altrimenti sarà difficile che domanda e offerta si incontrino.

Poi queste ricerche, secondo me, aiutano molto nell’andare contro i nostri bias e aprire la visione oltre il nostro ombelico.

Su YouSocialist abbiamo usato il paper relativo ai Trend per immaginare come la politica potrebbe trarne vantaggio per allineare le scelte ai bisogni, un esercizio bello tosto che ci ha però dimostrato che molti tra gli attivismi che abbiamo incontrato e studiato nel corso di questi mesi sono allineati al “sentire comune” con le doverose e necessarie frammentazioni.

Sempre tornando al concetto di bias, è ovvio che ognuno di noi fa parte di un determinato cluster con determinati valori e comportamenti, inutile negarlo: questo però potrebbe essere uno scoglio perché ci porta a ragionare guardando attraverso i nostri occhiali, i nostri pre-set e valori.

No buono perché potremmo limitare le nostre possibilità, essere coscienti delle dinamiche delle preferenze, dei punti chiave nel processo di acquisto ci aiuta moltissimo nel far andare il cervello in termini di creatività, ma soprattutto questi studi ci permettono di allineare i nostri valori e credenze, dico allineare e NON cambiare, sia chiaro.

Cosa mi ha colpito maggiormente dal paper 2022 Consumer Types?

In primis, come viene anche ricordato, alcuni tra questi profili permangono dagli anni passati e qui sotto vi metto il confronto 2022 con 2021.

La crescita degli Empowered Activist ad oggi i 14% della popolazione mondiale, e nella coorte dei Millenials (aged 81-96) rappresentano il secondo gruppo più importante.  

La crescita degli Undaunter Strivers (intrepidi combattenti per se stessi) che nella coorte Millenial rappresentano il primo gruppo.

Da una parte abbiamo gli undaunted sono edonisti di prima categoria, cercano di soddisfare la loro immagine e dall’altra gli activist che coltivano la parte più solidale per sentirsi bene.

Cosa lega questi due gruppi che sembrano agli antipodi?  L’esperienza.

Giuro. Tutti e due i gruppi hanno in comune il fatto che i soldi meglio spesi sono in espererienze. Esperienze in termini di servizi (culturali, leisure etc…), ma anche di quanto queste possano essere trasferite dai prodotti.

Inoltre tutti e due hanno un rapporto maturo con i brand, essendo “tech savvy” cercano on line, leggono recensioni, guardano i social media e traggono le informazioni che cercano allineando i loro valori e bisogni.

In che senso?

Gli Undaunted cercheranno brand che soddisfano la loro voglia di essere speciali attraverso prodotti di nicchia e esperienze di shopping personalizzate e fluide (qua mi viene in mentre Gucci, se penso agli Undaunted ho chiaramente in mente questo brand o Miu Miu)

Gli activist si comportano nella stessa maniera, ma sono estremamente attenti ai valori che il brand comunica e in particolare al grado di impegno in termini di Corporate Social Responsibility (CSR) e le strategie ESG.

Cos’alto?

il livello di importanza a livello di influenza nell’acquisto da parte di celebs, bloggers e influencer non pare essere determinante (posto che può essere un trigger), ma sembrano determinanti, oltre al sempreverde passaparola: siti, packaging e relative informazioni di prodotto e review di altri consumatori.

Per cui, per i brand

Lavorare incessantemente sulla propria identità in un’ottica omnichannel,

Lavorare sulla loro reputation sui social anche in un’ottica di brand activism,

Lavorare sulla propria identità a scaffale sia esso reale o virtuale

Sarà sempre più cruciale.

Non che prima non lo fosse, ma se la crescita di alcuni gruppi è più rapida di altri e questi gruppi sono più rilevanti nella generazione che, insieme ai GenZ, è quella più influente nelle decisioni di acquisto…(i tre puntini danno contezza del tono della frase, sarcastica)

Quanto questo può essere utile ai brand più piccoli, le micro imprese, le PMI, i freelance?

Molto. Non è che queste profilazioni valgono solo per le grandi imprese.

Per esempio mi sento meno sola quando vedo che il gruppo degli Activist è in crescita, non perché io lo sia in toto (sono più Balanced Optimist), ma perché da tempo dico che non è possibile non seguire i modelli strategici nei quali si promuove la triple bottom line,

Né è più possibile dichiararsi sostenibili facendo l’ovvio (salvare acqua, api, biodiversità…santo cielo è il minimo!) è necessario uno STEP FORWARD.

Dico da tempo che i brand devono essere “influencer” e scegliere narrazione, contenuto, advocates che rispecchino i loro VALORI e non siano solo numeri(lo dico da 10 anni, ma fa niente)

Dico da tempo che se una realtà imprenditoriale sa che cosa vuole fare nella vita, poi riesce ad allinearsi nel corso del tempo e trovare vie alternative

Dico da tempo che comunque sia e comunque vada ognuno di noi deve fare la sua parte e dare indietro alla comunità.

Dico da tempo che non bisogna stare a guardare quello che fanno tutti, che poi va a finire che è tutto uguale e stereotipato, ma siamo 7 miliardi al mondo. Lo dico con ulteriore cognizione di causa, facendo una ricerca nel settore dei matrimoni ho notato che…diamine, SONO TUTTI UGUALI!

Lo dico, ho ragione? Sì. Come sempre del resto, o quasi…

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