Il tessuto produttivo fatto di micro imprese è una caratteristica europea e soprattutto italiana che possiamo dire millenaria.

Le botteghe, l’artigianato, il lavorare con la testa e con le mani è uno dei cardini sul quale poggia l’esistenza stessa del Made in Italy.

La sacralità del Made in Italy

Se a livello emozionale l’etichetta che nel corso del tempo è diventata brand: “Made in Italy” genera sentimento di fiducia, qualità, durevolezza, creatività lo si deve a filiere, distretti e realtà che hanno reso e rendono CREDIBILE il Made in Italy.

Tuttavia la provenienza dei manufatti come garanzia di qualità non è libera da concorrenza sia europea, sia da parte di quelle reti di piccoli artigiani internazionali che son stati capaci costruire network al fine di centralizzare quei costi/investimenti che difficilmente una singola realtà riuscirebbe a “scalare”.

What if? Fare sistema

Ricerca e sviluppo, acquisti e sales marketing sono tre voci che possono essere messe a sistema.

Perchè? Perchè permettono di avere un potere contrattuale più ampio e creare sistema su una scala economica più solida.

Si parla sempre di soldi e per scalare i casi son due: o trovi chi investe nella tua realtà o rischi investendo.

Oppure esiste una terza via: si diluisce il rischio mettendosi a sistema, un po’ come una comunità energetica.

I distretti sono nati naturalmente con questo concetto di sostenibilità e condivisione economica e del lavoro.

Ma come ci si mette a sistema?

Esistono aspetti tecnici ed “emozionali”, chi si somiglia si piglia dice il detto ed è tendenzialmente vero anche per queste realtà artigiane.

La condivisione di valori è un primo passo per riconoscersi ed è per questo che avere -nel proprio piccolo- una piena consapevolezza strategica può essere un fattore determinante (non esclusivo).

Si compete oramai a livello globale e le imprese artigiane sono inevitabilmente al pari di grandi gruppi che possiedono essi stessi la sacra protezione del “Made in Italy”.

Ma è davvero concorrenza? No, secondo me no è co-esistenza a parità di qualità del prodotto sulla quale non apro nessuna parentesi.

Il modello dell’influenza e le sue criticità

Che le migliaia di imprese artigiane italiane siano scarsamente a sistema e abbiano una voce debole è risaputo.

Pare che in questo momento storico il modello piu’ importante o piu’ affine al sistema artigianale sia il sistema di influenza dove la voce trascinante sia quella dei founder, ma è un modello valido per il digital, che rappresenta una fetta grande e anche scalabile dell’attività, ma difficilmente replicabile da parte di tutti e insostenibile se non arrivano fondi “altri”, ovvero quei fondi che permettono struttura, competenze e potere d’acquisto.

Anche se l’equity (ovvero il valore del brand, per farla breve) è solido, nel mondo artigiano può non bastare, come possono non bastare valori emozionali e tecnici legati al prodotto, un prodotto per natura scarso perchè unico ed esclusivo.

Questa criticità vale sia per prodotti tangibili che per servizi -anche questi possono avere una forte componente artigiana- per cui il sistema, la collaborazione, la cooperazione tra più realtà anche trasversali basate su valori condivisi e non esclusivamente per settore o prodotto, può essere un modello valido per co-esistere ed essere relisienti anche in momenti di turbolenza ed incertezza.

Ragionare come un ecosistema

Ogni cosa è connessa, esattamente come in ecosistema, per cui anche le relazioni e la possibilità di crescita o fallimento. Un ecosistema ragiona su due direttive: una verticale e una orizzontale che funzionano insieme.

Può essere creato puntanto alla filiera distribuendo benefici in modo orizzontale e qua penso a Panificio Longoni, oppure può essere fatto in modo orizzontale coinvolgendo vari attori rispetto ad output che condividono affnità e qua penso all’esperienza di Portugal Manual che è un collettivo cooperativo.

Il mio ecosistema

In questo mese di Ottobre riprendo una storia d’amore che ho lasciato una decina di anni fa, ovvero il mettermi a disposizione delle piccole realtà artigiane singole o in collettivo o che pensano di volersi mettere a sistema, mettendo a disposizione competenze e conoscenze accumulate nel corso del tempo e messe letteralmente a sistema: il Digital Ecosystem.

Il Suo scopo?

Fare ordine sugli obiettivi di medio periodo, coordinare le piattaforme di promozione e vendita on-line e off-line allineandole all’ identità, al tono di voce, agli obiettivi; costruire un’attitudine progettuale e una propensione alla’analisi dei risultati; costruire e consolidare -ove possibile- collaborazioni strategiche; definire obiettivi di comunità.

Crescere responsabilmente e in modo sostenibile.

Ti interessa? Hai curiosità e domande? Scrivimi chiara@ottocollective.com